BONUS BADANTI 2024

Il Bonus Badanti 2024 prevede l’esonero al 100% dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro domestico.

Questa misura supporta le famiglie e le persone che si trovano in una situazione di fragilità fisica e difficoltà economica e, al contempo, favorisce l’emersione in un comparto produttivo, quello del lavoro domestico, che rappresenta sempre più una realtà importante per l’economia del nostro Paese.

Il Bonus Badanti può essere richiesto da chi:

abbia più di 80 anni voglia istaurare o abbia già in essere, un contratto di lavoro domestico con una badante;

abbia un Isee non superiore a 6mila euro l’anno;

abbia un’invalidità riconosciuta dall’Inps;

sia percettore di un’indennità di accompagnamento.

Coloro i quali si trovino in una delle seguenti condizioni possono ottenere il Bonus che consiste fondamentalmente nell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali sia Inps che Inail a carico del datore di lavoro domestico senza che questa decontribuzione, logicamente, incida negativamente sul montante contributivo del lavoratore stesso.

La misura non può essere utilizzata per l'assunzione di parenti o affini, salvo i casi in cui non ci si trovi in presenza di assistenza a soggetti anziani invalidi e ciechi.

L’importo massimo previsto per l’esonero dei contributi previdenziali a carico del datore è di 3mila euro per un totale di 24 mesi ed è adeguato alle tabelle del Ccnl del lavoro domestico.

Per richiederlo ci sarà tempo sino al 31 dicembre 2025 e la misura è stata finanziata con 137 milioni di euro spendibili dal 2024 al 2028, attingendo dai fondi stanziati per il programma del Pnrr “Giovani, donne e lavoro 2021-2027”.

Inizialmente la data di avvio per richiedere il Bonus era stata stabilita per il 1 aprile, ma a tutt’oggi  l’Inps non ha ancora comunicato la data di partenza.

In ogni caso è utile già richiedere ad un Caf l’ISEE dell’interessato al Bonus, badando bene che la richiesta riguardi:

-l’ISEE socio sanitario, per le persone con disabilità o non autosufficienti allo scopo di richiedere l’assistenza domiciliare.

È possibile utilizzarlo anche per le richieste di ospitalità alberghiera, in strutture apposite, da parte di chi non può essere assistito a domicilio. Le persone in questione (per esempio, maggiorenni non sposati, senza figli e che vivono con i propri genitori), possono utilizzare questo speciale ISEE per dichiarare solo la propria situazione economica, escludendo dal computo quella del resto della famiglia.

-l’ISEE socio sanitario residenze.

Con questo documento, una persona anziana, disabile o non autosufficiente può richiedere il ricovero in una RSA o RSSA. La differenza rispetto a quello socio sanitario è nei parametri di calcolo: in questo tipo di ISEE viene inclusa una quota aggiuntiva, basata sulla situazione economica di ogni figlio del beneficiario non appartenente al nucleo familiare. Lo scopo è quello di avvantaggiare – a parità di condizione economica – le persone che non hanno figli in grado di dar loro un aiuto.

Se volete provare sul campo come funziona l’Isee, oppure conoscere fin da oggi il valore del vostro indicatore negli anni a venire, potete consultare il simulatore Isee dell’INPS. Il sito dell’INPS mette infatti a disposizione un simulatore per calcolare il proprio ISEE familiare, sia ordinario che specifico. Non costituisce una attestazione ISEE valida, va sottolineato, ma è molto utile per farsi un’idea del proprio indicatore.

Per eventuale richiesta di assistenza per il Bonus Badanti, l’Associazione UBF resta a disposizione degli interessati previo contatto telefonico al numero di rete fissa: 080.5234543.

 

 

 

Lo Sportello "Aiuto Assistenza Socio - Sanitaria".


Stato dell’ arte della popolazione anziana e prospettive della longevità.

Gli anziani che in Italia il 1° gennaio 2020 hanno compiuto i 75 anni d’età, sono oltre 7 milioni, cioè pari all’11,7  per cento della popolazione; in questa fascia d’età, le donne sono circa il 60 per cento.

Gli ottantenni, invece, sono oltre 4 milioni e 300 mila, mentre si attestano intorno alle 775 mila unità, le persone che hanno compiuto 90 anni.

Anche in queste due ultime fasce della popolazione, le donne sono la maggioranza: tra gli ottantenni sono il 63 per cento, mentre tra i novantenni arrivano al 73 per cento.

C’è anche chi ha raggiunto l’invidiabile traguardo delle 100 candeline, ovvero oltre 14.500 persone di cui l’84 per cento di esse sono donne, mentre sono più di 1.100 i super centenari, cioè coloro che sono arrivati almeno a 105 anni.

Neanche a dirlo, fra di essi le donne sono l’87 per cento.

Questi dati, dunque, forniti dall’Istat, confermano inoltre che per 100 giovani di età compresa tra zero e 14 anni ci sono oltre 170 persone che superano i 65 anni.

Il 44,5 per cento degli over 75 vive in coppia, ma chi trascorre la terza età da sola è in prevalenza donna  ( il 49,2 per cento contro il 21,7 per cento degli uomini ), e se si superano gli 80 anni si arriva al 55,4 per cento.

La solitudine si fa sentire di più in chi abita nelle grandi aree metropolitane, ma c’è un aspetto positivo: il 60 per cento degli anziani abita nello stesso Comune dei figli e il 56,4 per cento di loro li vede giornalmente.   

Dunque la popolazione invecchia sempre di più, ma diminuisce nei numeri.

Nel 2050 saremo due milioni e mezzo in meno, mentre si assisterà a un exploit degli over 65.

 

Sin qui, la rappresentazione dei dati sulla longevità in Italia, e la fotografia delle sue prospettive così come vorremmo che fosse per noi, per i nostri cari e per tutti.

" la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e che non consiste solo in un’assenza di malattia o d’infermità.".

Così sostiene l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il problema, purtroppo, è che le malattie e le infermità nel tempo intervengono eccome..; e restando sui dati di questa ricerca dell’Istat, nei prossimi cinquanta anni le generazioni più a rischio di non autosufficienza passeranno da un quinto a un terzo della popolazione e, già nel 2030, gli anziani disabili da assistere toccheranno la vetta dei 5 milioni, distribuiti nelle varie regioni del nostro Paese.  

Partiamo, allora, da un altro dato obiettivo quanto dolorosamente critico, che riguarda la condizione attuale italiana nella quale versano gli anziani ed in particolare malati / persone con grave disabilità non autosufficenti (bambini, adulti, stessi anziani).

Le persone non autosufficienti, e quindi spesso non in grado di poter esprimere le proprie quotidiane esigenze fondamentali: caldo, freddo, fame, sete, percezione dei dolori, risposta alle terapie, ecc., nella stragrande maggioranza, restano a tutt’oggi prevalentemente ad esclusivo carico dei propri (amorevoli) familiari, i quali non senza gravosi sacrifici, morali e materiali, si assumono la diretta responsabilità per la migliore continuità di vita, di cure e di assistenza - in più casi domiciliari - dei propri cari.       

Gli interventi necessari - soprattutto domiciliari - mirati alla cura e alla tutela negli atti della vita quotidiana dei malati (e, prevedibilmente, delle persone con grave disabilità) non autosufficienti sono, sino a questo momento, compito delle sole famiglie.

Ma le famiglie che hanno in carico gli anziani, e particolarmente malati cronici / persone con grave disabilità non autosufficienti - bambini, adulti, stessi anziani - non possono svolgere da sole tale arduo compito: non bastano, infatti, i buoni sentimenti e la buona volontà.

Queste famiglie devono essere adeguatamente supportate e concretamente sostenute dalle Istituzioni pubbliche, in specie dal Servizio Sanitario Nazionale, acchè possano organizzarsi il meglio possibile all’interno del proprio nucleo per una migliore qualità della vita - anche per sé stesse, impegnate non senza difficoltà in un ruolo di supplenza socio assistenziale per il diritto alla salute dei propri congiunti - e per una efficace organizzazione delle necessarie cure da rivolgere ai propri cari.

E ciò tenuto conto anche della situazione di disagio dovuta dall'impoverimento economico progressivo nel quale vengono a trovarsi sempre più numerose famiglie, sia abbienti che meno abbienti. 

Infatti, non tutte le famiglie, laddove l’aiuto di queste famiglie volenterose si rivela insufficiente a garantire ai propri cari un’adeguata assistenza continuativa e di cura a domicilio, sono in condizione di poter divenire datori di lavoro ovvero di sostenere, soprattutto a lungo termine, i costi di quei lavoratori più comunemente chiamati badanti, ai quali le famiglie ricorrono - non senza difficoltà d’individuazione - allorquando i propri congiunti iniziano a non essere più in grado di compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita.

Si tenga conto che, in Italia, sono oltre 860mila tali lavoratori in regola, mentre oltre un milione, invece, sono stimati i lavoratori irregolari ovvero in nero, che svolgono il lavoro - in più casi improvvisato e non qualificato - di badanti.

Di questi lavoratori, il 90% è composto da donne e al momento - anche se il numero di Italiani è in costante aumento - il 70% di tali lavoratori è costituito da stranieri.

Le Istituzioni promuovono tanto la domiciliarità per mantenere le persone fragili inserite nel proprio contesto familiare e sociale ma, in concreto, tali nuclei familiari sono lasciati completamente soli nell’affrontare quotidianamente - e per anni ovvero finchè possono - la gestione e l’amministrazione assolutamente onerose e impegnative di una non facile organizzazione tutta da costruire e da monitorare, rivolta alla migliore qualità della vita e della sopravvivenza dei propri cari.   

 

Ed allorquando - come avviene nel tempo nella stragrande maggioranza dei casi - il fabbisogno professionale necessario per la migliore cura ed assistenza domiciliare dei propri cari si complica o entra in crisi nonostante l’assunzione di una o più apprezzabili badanti - che in certi casi si ha la fortuna di riuscire ad ingaggiare - quante sono le famiglie che, altrettanto, da sole (ovvero sostenute - se e quando - da un modestissimo “assegno di accompagnamento”) hanno le possibilità economiche di ricoverare /trasferire i propri congiunti non autosufficienti, con disabilità grave e intellettiva, in una Residenza Sanitaria Assistita ( RSA)?

Il nostro Sportello “Aiuto Assistenza Socio - Sanitaria“.

per il diritto alla salute e alla cura delle Persone e degli Anziani non autosufficienti,

 

e per difendersi dalle inadempienze e dagli abusi della burocrazia socio - sanitaria.

Di fronte ai problemi esposti, quale è la posizione reale delle Istituzioni pubbliche e private preposte e competenti? Quali sono? Come e quando intervengono? Quali strumenti concreti mettono a disposizione tali Istituzioni, in particolare il Comune, la Regione, l’ASL, l’INPS per poter difendere e tutelare le esigenze personali e familiari e quelle delle persone in difficoltà e che non sono in grado di autodifendersi (bambini in situazioni di abbandono, handicappati intellettivi con nulla o limitata autonomia, malati psichici gravi, adulti e anziani cronici non autosufficienti, malati di Alzheimer e soggetti colpiti da altre forme di demenza senile)? 

 

Le famiglie, fintanto che non sono direttamente investite da tali problemi, ne ignorano gli aspetti fondamentali, ed in una situazione come quella italiana, piena di formalismi la cui osservanza è spesso determinante per ottenere il rispetto dei propri diritti, è invece indispensabile saper distinguere fra aspetti sostanziali e questioni procedurali, anch’esse importanti per ottenere la piena soddisfazione dei propri interessi.

E’ necessario, dunque, sapere quali sono i propri diritti - e pure i propri doveri - avendo presente un serio ed onesto quadro di riferimento per la propria vita individuale, familiare e sociale. 

Per poter difendere le esigenze personali e quelle delle persone in difficoltà, è indispensabile, altresì, di essere in grado di valutare obiettivamente i contenuti di una legge, di un regolamento, di una circolare, di una deliberazione.

Accettare che il proprio genitore (o altro familiare) sia dimesso dall’ospedale nonostante le sue critiche condizioni di salute; versare per anni migliaia di euro al mese per il ricovero assistenziale di un proprio congiunto. Sono questi due gli esempi di violazione di diritti tra i più diffusi, a cui si può porre rimedio attraverso la conoscenza dei propri e degli altrui diritti che è anche necessaria per evitare di pagare all’avvocato una parcella di qualche migliaio di euro, così come avviene in quei casi di richiesta di interdizione di un familiare, incapace di tutelare i propri interessi morali e materiali.

Certamente, le persone con consistenti mezzi economici, possono anche ignorare la cultura dei diritti essendo in grado di far fronte alle inadempienze degli enti pubblici con i loro redditi e beni.

Gli altri cittadini, invece, non hanno le risorse per supplire alla negazione dei diritti: si pensi, ad esempio, al costo proibitivo giornaliero per la stragrande maggioranza delle famiglie della degenza in una casa di cura privata (RSA) conseguente alla dimissione illegale da parte dell’ospedale del Servizio Sanitario Nazionale di un congiunto anziano colpito da malattia cronica così grave da determinare anche una totale dipendenza da terze persone.

A questo punto si può capire l’importanza di dedicare un po’ di tempo - non molto per la verità - per conoscere i propri diritti e gli strumenti per ottenerne la concreta attuazione.      

Sapere quali sono le prestazioni dovute ai cittadini, in particolare a coloro che non sono in grado di autodifendersi diviene così una condizione assolutamente necessaria per ottenere il rispetto delle esigenze fondamentali della fascia particolarmente più debole della popolazione.

Peraltro, districarsi nella foresta delle vigenti disposizioni di legge, orientarsi nell’intrico delle istituzioni pubbliche e private, accertarne la loro reale competenza a intervenire non è facile nemmeno per gli addetti ai lavori.

Ma non si tratta - come è ovvio - di conoscere tutti numerosi problemi: è sufficiente adottare un metodo che consenta, se necessario con l’aiuto di esperti (mai però con una delega in bianco), di aver presenti gli aspetti fondamentali dei problemi e di acquisire gli elementi occorrenti per muoversi in modo corretto e tempestivo. 

L’UBF, l’Associazione in difesa dei diritti dei consumatori che opera a Bari da oltre venti anni, per queste e tante altre ragioni avanzate da numerose famiglie investite da questi problemi, ha istituito un apposito servizio di tempestiva ed esauriente consulenza nonché di pronta assistenza rivolta a terzi (persone, enti pubblici e privati )presso la propria sede in Via Sparano 82, tel.080.523.45.43 : Lo Sportello “Aiuto Assistenza Socio - Sanitaria“.

Uno Sportello di orientamento, di informazione, di solidarietà, di ascolto, dedicato al diritto alla salute e alla cura delle Persone e degli Anziani non autosufficienti, che opererà quotidianamente per raccogliere le  segnalazioni di eventuali disservizi, ritardi e mancate risposte patiti dagli utenti e dalle famiglie: in sostanza per difendere tutti i cittadini investiti da tali problematiche dalle eventuali inadempienze e abusi posti in essere dalla burocrazia socio - sanitaria.

 

In tali casi, l’UBF interverrà prontamente acchè i competenti organi vi pongano rimedio.

Lo Sportello “Aiuto Assistenza Socio - Sanitaria“ di UBF, inoltre, promuoverà proposte concrete che rispondano il più compiutamente possibile alle esigenze dei cittadini, dei nuclei familiari, della comunità sociale, e assumerà la difesa - che a volte deve essere esercitata presso l’autorità giudiziaria civile e penale - dei singoli individui a cui sono stati negati o violati i diritti.

Una difesa che acquisterà una notevole importanza perché sono in gioco tanti diritti e molti  ancora da conquistare. Ed anche perché tale difesa consentirà di conoscere a fondo la posizione e la responsabilità reale delle Istituzioni intorno a questo fondamentale, quanto delicato e complesso, settore sociale.

 

Bari, 02 settembre 2023. Dott. Giancarlo Ragone, Presidente Associazione in difesa dei Consumatori UBF